Non sono mai stata capace di fotografare con la macchina fotografica, posso stare un’intero giorno in giro con la macchina al collo e non scattare nessuna foto.
Negli anni ’90 realizzavo fotografie sostituendo il negativo (pellicole fotografica) con matrici realizzate da me: sottili sezioni di frutti, foglie, petali, ma anche carte, liquidi colorati. Messi nello chassis dell’ingranditore, attraversati dalla luce, restituivano l’impronta esterna e interna della matrice.

Oggi. Fotografare con lo scanner è completamente diverso, l’occhio della macchina coglie la tridimensionalità degli oggetti appoggiati sul vetro. Il processo è più economico, più ecologico e gestibile.
